Dibattito sulla gestione del Parco Adamello Brenta: la rottura degli ecologisti
Il Parco Adamello Brenta è al centro di un acceso dibattito. Le recenti dimissioni di Franco Tessadri e Sergio Merz dal Comitato di gestione hanno sollevato interrogativi sulla conduzione di Walter Ferrazza. Secondo alcune fonti, queste dimissioni potrebbero essere legate a proteste di gruppi ecologisti e a decisioni prese in modo unilaterale dalla presidenza.
Aless P. 29/04/2024
L’esclusione degli ambientalisti dalla gestione del parco
Nel cuore del Trentino, il Parco Naturale Adamello Brenta assiste a una crescente frattura tra la gestione e i rappresentanti ambientalisti. L’annunciata assenza di Franco Tessadri e Sergio Merz alla recente seduta del Comitato di gestione viene vista non solo come un simbolo di protesta, ma anche come indicativa di una fiducia incrinata nei confronti della presidenza di Walter Ferrazza.
Secondo quanto riportato da l’Adige.it, Tessadri e Merz esprimono preoccupazioni su un ridotto margine di azione, nonostante le promesse di un dialogo costruttivo intrapreso tra il 2021 e il 2023. Dalle stesse fonti emerge che le aspettative per una collaborazione fruttuosa sembrerebbero ormai svanite, facendo spazio a decisioni prese senza un adeguato coinvolgimento del Comitato. Anche se le loro proposte sono state ufficialmente accettate, queste non hanno trovato concretizzazione, suggerendo una gestione del Parco che potrebbe non tenere in debita considerazione le commissioni incaricate di garantire un dibattito aperto e partecipativo.
Decisioni unilaterali e deroghe controverse
L’espansione della pista da sci Poza Vecia a Campiglio rappresenta uno degli esempi evidenziati dagli ambientalisti, come riportato da l’Adige.it, per dimostrare la loro percezione di essere esclusi dalle decisioni cruciali. Il progetto in questione, secondo le descrizioni, comporta il taglio di 2,7 ettari di bosco in una zona protetta, con la possibile conseguenza di danni irreversibili a una sorgente idropotabile. Analogamente, si segnala che i lavori al rifugio Alimonta procedono senza il controllo previsto del Comitato di gestione, in apparente violazione delle normative del Piano di parco.
Tali decisioni, prese presumibilmente senza una consultazione adeguata, sembrano alimentare l’idea di una gestione autoritaria da parte del presidente Ferrazza. Gli ambientalisti sottolineano, come emerge dalla stampa, che spesso apprendono le novità attraverso questi canali, evidenziando una mancanza di trasparenza e compromettendo l’efficacia del Comitato di gestione, che risulta essenzialmente un organo di ratifica per decisioni prese altrove.
La fiducia nel Comitato sembra deteriorarsi a ogni incontro, riducendosi, come viene descritto, a un organo per la mera approvazione di bilanci, senza spazio per contributi critici ma costruttivi. Questa situazione solleva questioni non solo sulle politiche interne al Parco ma anche su dubbi più ampi riguardanti la gestione delle aree naturali protette, un argomento che, secondo quanto raccontato, meriterebbe un dibattito aperto e partecipativo.