Overtourism. Tra opportunità e rischi nelle destinazioni turistiche

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Il fenomeno dell’overtourism rappresenta una crescente minaccia per numerose destinazioni turistiche globali, compromettendo l’ambiente, la qualità della vita dei residenti e l’esperienza dei visitatori. Esploriamo gli impatti di questo fenomeno nelle montagne italiane, nelle Dolomiti e in altre aree del mondo, evidenziando le strategie necessarie per gestire i flussi turistici in modo sostenibile.

Aless P. 18/05/2024

 

L’Overtourism minaccia le destinazioni turistiche. Un’analisi dei rischi e delle soluzioni

La crescente minaccia dell’Overtourism

L’overtourism, o sovraffollamento turistico, è un fenomeno sempre più diffuso che sta mettendo a dura prova numerose destinazioni turistiche in tutto il mondo. Sentieri trasformati in veri e propri imbottigliamenti, difficoltà di transito e rischi per la sicurezza degli escursionisti sono solo alcuni dei problemi che emergono. La situazione è particolarmente critica in Italia, dove località come Venezia, il Lago di Braies e diverse zone del Trentino stanno implementando misure di controllo per gestire i flussi turistici.

Diversi studi sottolineano la necessità di diversificare e internazionalizzare l’offerta turistica, ma il prezzo da pagare è alto: serpenti di persone, escursionisti impreparati e un aumento delle richieste di soccorso. L’accessibilità dei trasporti ha reso le destinazioni più raggiungibili, stimolando l’economia locale ma sovraesponendo le risorse naturali e culturali. Il fenomeno è amplificato dall’era dei social media, dove le persone viaggiano per scattare una foto perfetta, spesso a discapito della qualità dell’esperienza e della sostenibilità ambientale.

 

Impatti globali e risposte locali

Il fenomeno dell’overtourism non è limitato all’Italia. In Cina, il monte Yandang ha visto decine di turisti bloccati su una parete a causa delle file, mentre in Giappone la riapertura delle frontiere post-Covid ha portato a un aumento esponenziale dei visitatori, con il monte Fuji che ha registrato un picco di 5,1 milioni di turisti nel 2019. La situazione è critica anche a Fujikawaguchiko, dove l’amministrazione locale ha dovuto costruire barriere per ridurre l’afflusso di turisti.

In Islanda, l’aumento del turismo ha innescato un dibattito sui rischi e i benefici per la cultura e le tradizioni locali. Simili dinamiche sono osservabili a Venezia, nelle Dolomiti e sull’Everest, dove il cambiamento nella percezione del turismo di massa è ormai evidente. In molte città giapponesi, misure come il divieto di accesso ai vicoli privati nel quartiere di Gion a Kyoto sono state adottate per gestire l’afflusso turistico.

Il caso delle Dolomiti: Un patrimonio a rischio

Le Dolomiti, uno dei gioielli naturalistici italiani, soffrono in modo particolare il fenomeno dell’overtourism. La direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, Mara Nemela, sottolinea come il turismo dei selfie stia svuotando di valore queste montagne, con un afflusso discontinuo e non uniforme che mette a rischio la salvaguardia di luoghi fragilissimi. La pressione su queste aree è altissima, soprattutto in alcuni periodi dell’anno, complicando la gestione della conservazione del patrimonio naturale.

La Fondazione Dolomiti Unesco non ha potere gestionale diretto, ma lavora per sensibilizzare e sollecitare iniziative volte alla protezione e allo sviluppo sostenibile della regione. La crisi climatica e i problemi legati al turismo di massa offrono l’opportunità di implementare nuovi modelli di approccio, focalizzati sulla gestione dei flussi turistici e sulla preservazione delle risorse ambientali.

Analisi delle strategie di gestione del turismo nelle aree più critiche

La mappa delle destinazioni a rischio

Secondo lo studio di Demoskopika, l’overtourism colpisce duramente località come Venezia, Rimini, Bolzano, Livorno, Trento, Verona e Napoli. Queste città, caratterizzate da un alto indice di sovraffollamento turistico (Icst), soffrono di una pressione significativa sulle risorse locali, con impatti critici sulla qualità della vita e sulla sostenibilità delle destinazioni.

L’Icst si basa su cinque indicatori principali: densità turistica, densità ricettiva, intensità turistica, occupazione delle strutture e quota di rifiuti urbani generati. Ad esempio, Venezia registra oltre 14.000 turisti per chilometro quadrato, un numero estremamente elevato rispetto ad altre aree come Enna, che ne conta solo 41. Anche il contributo del settore turistico alla produzione di rifiuti è significativo, con città come Rimini che producono oltre 71 chilogrammi di rifiuti per turista all’anno.

Soluzioni e proposte per un turismo sostenibile

Per contrastare l’overtourism, è fondamentale implementare politiche di gestione del turismo che includano limitazioni temporali e numeriche per l’accesso ai luoghi più a rischio. Promuovere destinazioni alternative meno conosciute ma altrettanto ricche di cultura e bellezza può aiutare a distribuire i flussi turistici in modo più equilibrato. Inoltre, incentivare il turismo fuori stagione è una strategia efficace per ridurre la pressione sulle destinazioni durante i periodi di alta affluenza.

L’esempio di Maiorca, che ha lanciato una campagna anti-turismo per proteggere le sue spiagge più belle, dimostra l’importanza di azioni locali concrete per gestire il fenomeno. In altre città, come Amsterdam, il divieto di costruire nuovi hotel rappresenta una misura drastica ma necessaria per limitare l’afflusso turistico.

Un appello alla responsabilità e alla sostenibilità

L’overtourism è una realtà che richiede una risposta urgente e coordinata. La sostenibilità delle destinazioni turistiche e la qualità dell’esperienza dei visitatori dipendono dalla capacità di gestire i flussi in modo responsabile. Solo attraverso un approccio integrato e condiviso, che coinvolga tutti gli stakeholder, sarà possibile preservare il patrimonio naturale e culturale delle nostre destinazioni più amate, garantendo al contempo un futuro sostenibile per il turismo

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