Rivoluzione digitale in altitudine. La telemedicina garantisce maggiore sicurezza nei rifugi dolomitici

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La telemedicina si afferma come strumento cruciale per la sicurezza nelle alte quote: un’introduzione di tecnologie avanzate per il soccorso nei rifugi delle Dolomiti mostra risultati promettenti. Scopriamo come questa innovazione sta trasformando l’assistenza in montagna.

Aless P. 08/05/2024

Innovazione e sicurezza – Il nuovo corso della telemedicina nei rifugi alpini

L’integrazione della telemedicina nei rifugi montani delle Dolomiti segna una svolta significativa nella gestione delle emergenze sanitarie in ambiente isolato. Sviluppato dalla Centrale Operativa del Servizio Urgenza Emergenza Medica (SUEM) 118 di Belluno, il sistema consente ai rifugisti e al personale del soccorso alpino di utilizzare dispositivi portatili avanzati per stabilire un primo contatto medico vitale via videochiamata.

Durante una fase sperimentale al rifugio Faloria, e successivamente estesa ad altre strutture come i rifugi Galassi e Lavaredo, il sistema “a zainetto” si è rivelato un prezioso alleato nella pratica del soccorso. I kit, dotati di bodycam, pulsossimetro, misuratore della pressione arteriosa ed elettrocardiografo, permettono di inviare in tempo reale dati clinici essenziali alla centrale operativa. Questo protocollo di triage avanzato garantisce una risposta più rapida ed efficace, centralizzando il paziente nel presidio più adatto e attivando una rete di soccorso ottimizzata.

Il successo di questa iniziativa è evidente dalla partecipazione entusiastica dei rifugisti a sessioni formative, che si sono tenute recentemente a Pieve di Cadore. Tali incontri hanno enfatizzato non solo l’utilizzo delle tecnologie, ma anche la gestione comunicativa delle emergenze, rendendo ogni rifugio un punto nevralgico per la sicurezza sanitaria in montagna.

 

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L’espansione della rete – Convegni e collaborazioni future

La prossima fase di questo progetto innovativo sarà marcata da un convegno intitolato “Salute oltre la città – Le reti tempo dipendenti”, previsto per il 10 maggio a Pieve di Cadore. Questo evento rappresenterà un’importante piattaforma di dialogo e confronto tra esperti del settore, autorità locali e rappresentanti di altre regioni alpine, inclusi Svizzera e Trentino.

L’obiettivo è di analizzare e potenzialmente estendere il modello di telemedicina ai rifugi di altre aree montuose, garantendo così una copertura più ampia e sistematica. I lavori preparatori al convegno hanno visto la formazione di gruppi di lavoro che, nei mesi precedenti, hanno esaminato il sistema di soccorso per patologie che necessitano interventi tempestivi, come gli ictus e le emergenze cardiologiche.

Questo approccio multidisciplinare alla salute in ambito montano non solo eleva lo standard di sicurezza nei rifugi, ma stabilisce anche un modello di assistenza sanitaria rurale che potrebbe beneficiare comunità isolate su scala globale.

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